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LETTERA APERTA DI UN "CONSERVATORE"

Uno di questi giorni il GR1, a proposito della nuova legge sulle unioni civili, dava notizia della volontà dei “cattolici conservatori” di raccogliere le firme per un referendum abrogativo in merito.

A parte il fatto che non è proprio della deontologia professionale di un giornalista (in particolare se pagato dal servizio pubblico) targare le iniziative che descrive con aggettivi di merito, ho vissuto questo ennesimo caso di “parzialità militante” come dimostrazione dell'urtante e stomachevole conformismo culturale e politico che impera ai nostri giorni. Anzi, pensandoci bene, aggiungerei anche un'ulteriore omologazione, quella religiosa.

A proposito, proprio da quest'ultima arriva l'amarezza maggiore. Anche nella Chiesa, almeno se assumiamo come punto di riferimento e misurazione il vertice sommo della gerarchia, assistiamo alla ridefinizione di una nuova scala dei valori. Ci verrebbe da dire, forzando un po' (. . . ma neanche troppo), che la visione ecclesiale emergente sembra aver virato verso il “cattolicesimo progressista”. Essendo più precisi a livello culturale, potremmo dire che stiamo assistendo alla sempre più insistita convergenza verso una visione del mondo kantiana, al cui centro c'è la rettitudine di coscienza, la buona volontà laica, l'afflato umanistico, la positività a prescindere dell'irenismo. Di questo laico e kantiano Regno dei fini il simbolo sembra esser diventato Eugenio Scalfari. Come se avessimo capovolto il crociano “perchè non possiamo non dirci cristiani” con lo scalfariano “perchè non possiamo non dirci laici”.

Entro questo “laboratorio di capovolgimenti”, sono fiero di esser definito, anzi di auto-definirmi “un conservatore”. Lo diceva già il grande Helmut Kohl, quando andava fiero di esser chiamato conservatore in riferimento ai valori e liberale per la promozione umana nell'ambito socio-economico.

Credo che sia proprio questo il punto di partenza, la frontiera virtuosa dell'azione culturale, civile e politica che si apre davanti a noi nei prossimi mesi.

Non indietreggiare neppure un millimetro sui valori, che è bene continuare a chiamare irrinunciabili e non negoziabili, quali la sacralità della vita e la centralità della famiglia fondata sul matrimonio. E se i partiti, anche quelli che a parole si dichiarano sedicenti difensori dei “valori”, hanno costruito una pasticciata mediazione al ribasso, passare oltre e ricorrere a tutti i mezzi possibili per far valere le nostre ragioni (vedi referendum).

Ed a proposito di referendum, stavolta confermativo, invito tutti i “conservatori” al massimo impegno per bocciare, più sonoramente possibile, la riforma dell'assetto istituzionale voluta dal compaesano Matteo Renzi. Mi sembra doveroso portare avanti una scelta militante proprio su questo fronte. E non si tratta tanto e solo di entrare nella dinamica di promozione/bocciatura nei confronti del Presidente del Consiglio. Con questo provvedimento, se dovesse essere confermato dal corpo elettorale, la nostra diventerebbe davvero “una democrazia compiuta”. Peccato però che si trasformerebbe in una Repubblica pericolosa, che provo a descrivere con 3 aggettivi ed un epilogo: incostituzionale, leaderistica, partitocratica, in cui si farebbe davvero fatica a ritrovare il principio per cui “la sovranità appartiene al popolo”.

L'invito è dunque a dar vita, in modo più diffuso e capillare possibile, a comitati che contrastino con intelligenza e senza sconti la riforma-Renzi. Nel nostro piccolo, a livello regionale, il movimento di cui sono Presidente, PTE (Popolari Toscani Europei) darà presto vita ad un proprio comitato, aperto a tutti coloro che condividono questa nostra inizaitiva culturale, civica e politica.

Al riguardo, chiunque intenda aderire alla nostra iniziativa è pregato di scrivere a movimentopte@gmail. com.

La mia opinione è che la riconquista del centro della politica italiana parta proprio da queste piccole-grandi iniziative, animate da forti motivazioni etico-culturali, sostenuta da strumenti tanto agili quanto professionalmente seri e finalizzate a progetti di alto profilo. Non è più il tempo delle facili ed allettanti scorciatoie. I nostri assomigliano più ai tempi della “lunga marcia”. Certo, intanto occorrerà sceglire, prendere posizione in modo inequivocabile, dar luogo ad opzioni politico-elettorali mirate, sostenere nella propria “corsa” un amico/a anzichè l'altro/a. Lo faremo volentieri, senza nasconderci, difendendo e promuovendo in modo nitido la nostra visione del mondo.

A chi gli chiedeva come facesse a riconoscere la forza di un'idea, il Cardinal Newman (una delle intelligenze più illuminate che la Chiesa abbia avuto nell'Ottocento) rispose: “Quando un'idea ha tale natura da fermare e possedere lo spirito!”.

E se la forza della nostra idea sarà davvero questa, lasciate pure che ci chiamino “conservatori”. . .

FRANCO BANCHI