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SPECIALE VERONA

CRONACA E DOCUMENTI DAL III CONVEGNO NAZIONALE DEI POPOLARI LIBERALI

1. INTRODUZIONE

Dal 13 al 15 Novembre, a Verona, si è svolto il terzo Convegno nazionale dei Popolari Liberali, movimento che nel PDL fa capo al Sen. Carlo Giovanardi, Sottosegretario alla presidenza del Consiglio.Come consuetudine, la Tre –giorni di riflessione e dibattito ha avuto due valenze: la prima orientata a fare il punto sull’azione di governo; la seconda tesa ad esaminare, senza veli o reti protettive di sorta, lo stato di salute del PDL. Al riguardo, si sono alternati dalla tribuna alcuni tra i Ministri più importanti del Governo Berlusconi, come, ad esempio, Gelmini, Brunetta, Ronchi; figure di spicco dei gruppi parlamentari, quali, fra gli altri, il capogruppo al Senato Gasparri ed il vice Quagliariello.Ovviamente hanno arricchito queste intense giornate altri numerosi ospiti e tutti i “quadri” , nazionali e regionali, del nostro movimento, tra cui, come sempre nutrita, la presenza di quelli toscani. La conclusione, estremamente chiara e grintosa, del nostro leader Carlo Giovanardi, ha portato a conoscenza dei convegnisti lo scambio di messaggi con il Presidente Berlusconi, che ha confermato l’ancoraggio del PDL ai valori ed ai progetti del PPE, riconoscendo ai Popolari Liberali di essere stati i primi a credere a questo disegno. Inoltre ha garantito che nel PDL ci sarà pieno rispetto, nella pari dignità, per le idee ed il ruolo degli amici Popolari Liberali.

A sottolineare l’importanza di questo ennesimo “laboratorio politico”, sia per linee interne che esterne, alcuni amici di diversa provenienza regionale hanno voluto”consegnare” al convegno un loro contributo aperto, che è in stretta continuità con quanto presentato sia al II Convegno nazionale del 2008 che in sede di preparazione del I Congresso nazionale del PDL.

Per permettere a tutte le nostre amiche ed amici di prendere visione di questi ampi contenuti, difficilmente riassumibili in sintesi, ci permettiamo di riportare qui di seguito i passaggi fondamentali di questo percorso.

Nell’ occasione chi scrive ha il piacere ed il dovere di ringraziare tutti coloro che, riprendendo lo spunto iniziale di una sua riflessione, hanno reso possibile l’arricchimento e la diffusione dei contenuti proposti, a cominciare dalla mozione che è stata approvata all’unanimità dal Convegno.In particolare il mio ringraziamento va all’ amico Antonino Giannone, che ha curato la cabina di regìa dell’iniziativa.

2. IL DOCUMENTO

IL FUTURO DEI POPOLARI LIBERALI E DEL PDL

Come Popolari Liberali, siamo riuniti di nuovo a Verona, appuntamento che ha segnato profondamente la storia del nostro movimento e, che ha sostenuto per primi la decisiva scelta di Berlusconi di costituire il Popolo della Libertà, il PDL, facendolo approdare, non per inerzia, ma come costola italiana, nel PPE.

Oggi il PDL è sicuramente un “partito grande “ ovvero numericamente ampio, gode di un consenso diffuso, ben distribuito, al momento sembra non avere alternative plausibili. Eppure, duole dirlo, non è “un grande partito” ovvero partecipato a tutti i livelli, pienamente democratico, chiaro e netto nell’elaborazione di contenuti politico – culturali all’altezza del ruolo che gli compete.

L’antica consuetudine con la scuola democristiana rafforza e non indebolisce la nostra posizione che, senza avvertire contraddizioni di sorta, ci porta a giudicare come complessivamente positivo il lavoro del Governo e valutare con preoccupate riserve l’operato del partito. Ma sappiamo bene che un Governo non può vivere all’infinito se non è capace di attivare, più che consentire soltanto, il circuito virtuoso tra esecutivo, gruppi parlamentari e partito: proprio come al tempo della migliore DC. La metodologia, lo stile, l’approccio ai problemi e, soprattutto, il percorso che porta (o dovrebbe portare) ad una sintesi, che diviene progetto, stenta a prendere quota. L’impressione è quella di una nave, potenzialmente solida e veloce, che, anziché puntare decisa al porto prefissato, naviga a vista, indecisa e appesantita. Come Popolari Liberali non siamo in politica per navigare a vista, ma se lo siamo, indegnamente forti, (grazie ad una bussola che non tradisce mai), è per coltivare un disegno che ha l’ambizione di percorrere la via maestra, cioè quella diritta, dove “i Sì sono Sì ed i No rimangono tali, specie sui valori non negoziabili della dottrina sociale e dell’alto Magistero della Chiesa”.

Se siamo ancora in politica, duramente vaccinati dalla militanza nel nostro ex –partito, l’UDC, in cui sotto il vestito si celava il cinismo del nulla, almeno a quel tempo, non è per sopravvivere a noi stessi e concimare la nostra piccola o grande dose di vanità, ma per dare risultati positivi nella società italiana, con la testimonianza di un dignitoso impegno, come laici cristiani, per la migliore realizzazione del bene comune.

Il primo bilancio della vita nel PDL (qualcuno, non a torto, parla più volentieri di convivenza forzata) non è, a nostro avviso, soddisfacente: doveva essere sicuramente più positivo. Perdurando lo stato di cose e i comportamenti partitici non positivi, non è difficile prevedere che molti Popolari Liberali e non solo, opereranno scelte dolorose; dove il dolore non risiede nell’abbandonare il PDL, un Partito che non “vuole” funzionare, ma nel lasciare in “mani forestiere” un progetto politico di portata europea che spetta di diritto ovvero per genesi culturale ai democratici–cristiani, tra i fondatori del PPE e tra i pochi che la storia, anche quella recente, ha promosso. E mani forestiere, dispiace dirlo, sono quelle che nel PDL vogliono avere a che fare con persone con una cultura d’ispirazione cristiana, purché risultino solo presenti, ma che di fatto, sono tenute fuori dal perimetro del Partito. Quasi a teorizzare la marginalità di quella cultura democratico – cristiana interna al partito, che, probabilmente, si vuole devitalizzata, dispersa, quasi messa in riserva, in nome di un grande contenitore pragmatico, moderno, ecumenico, post–ideologico, tecnocratico, più aperto al tempio della dea ragione che al popolarismo dei campanili. E mani forestiere sono quelle che, in alcune Regioni, in vista delle prossime elezioni, hanno addirittura teorizzato alleanze elettorali con il Partito Radicale, a dimostrazione che il PDL ha bisogno non solo di ridefinizioni regolamentari e colpi d’ala sul versante organizzativo, ma di Stati Generali che ne orientino una volta per tutte la cultura di fondo e gli obiettivi programmatici. Questi approdi negativi, speriamo di breve durata, li avevamo elencati e paventati nel documento dei Delegati Popolari Liberali, distribuito al Congresso costituente del PDL (Roma 27-28-29 Marzo 2009, alleghiamo la parte: Proposte e suggerimenti).

Vale dunque la pena mollare proprio ora? Come reagire, a testa alta e non supinamente, alla logica che un mezzo inadeguato, ovvero un Partito rimasto per ora a mezz’aria, possa impedirci di fatto di concorrere alla realizzazione di obiettivi che non sono di una parte, ma che mirano a dare un’anima, una cultura, un’amalgama a tutte le componenti che partecipano nel PDL? Questa è la domanda, aspra e scomoda, che, a nostro parere, deve interrogarci in modo serrato proprio qui a Verona, in presenza di Carlo Giovanardi e di altri autorevoli Dirigenti del PDL. La politica è fatta di luoghi e di tempi che hanno una loro sincronia. Difficilmente ci è consentito scindere ciò che, nelle cose, procede congiunto. Verona che, all’inizio di questo nostro percorso, ci ha aperto uno scenario esaltante, facendo ritrovare agli ex DC: orgoglio, identità e chiarezza strategica, oggi, in questo nuovo incontro, è chiamata a darci non una semplice risposta alla complessità del momento, ma la risposta, indispensabile per motivare ancora la nostra presenza politica, attiva, non decorativa, fatta non solo di un cammino comune, ma costruita su una medesima e profonda passione per l’impegno sociale e politico nei prossimi decenni per il bene dell’Italia.

Primi Firmatari:

Franco Banchi (Toscana), Antonino Giannone (Lombardia), Luigi Andreani, Salvatore Civiletti (Umbria), Paolo Montagnese (Friuli Venezia Giulia), Giovanni Nucera (Calabria), Luciano Verrigni (Abruzzo), Gianmario Zaccagnino (Puglia), Giovanni Zaccanti (Emilia Romagna).

3. LA MOZIONE APPROVATA DAL III CONVEGNO NAZIONALE IL 17 NOVEMBRE 2009

Impegno dei Popolari Liberali e sviluppo del PDL

I Popolari Liberali, coerenti con la loro tradizione di valori, principi e comportamenti, intendono adoperarsi nel confronto tra persone e programmi politici perché si evitino pregiudiziali contrapposizioni, atteggiamenti quasi di odio, prassi operative sempre bellicose.

I Popolari Liberali, confermano il loro sostegno al Governo di Silvio Berlusconi e intendono adoperarsi per progetti di giustizia sociale, di miglioramento delle condizioni delle famiglie, specie quelle più numerose e bisognose, di riduzione del gap del Meridione rispetto al Nord del Paese, ma non più con l’inefficace deteriore metodo del semplice assistenzialismo.

I Popolari Liberali, vigileranno e si opporranno ad ogni azione che mira ad affermare nella società l’assenza dei valori e dei principi del cattolicesimo e dei simboli della Fede cristiana che fanno parte integrante del patrimonio storico e delle radici culturali del popolo italiano.

I Popolari Liberali ricercheranno nel Parlamento e nella Società le intese più ampie per difendere la vita umana dalla sua nascita al suo termine naturale, contro i tentativi del relativismo e del nichilismo che nella società vogliono imporre una cultura devastante che mira a trasformare la morte in un diritto e a mettere Dio tra parentesi.

I Popolari Liberali confermano il loro impegno nel Popolo della Libertà, nel PDL, un Partito che deve rendere più aperto il confronto democratico e consentire pari dignità e coinvolgimento a tutte le componenti culturali e associative presenti, estendendo la sua presenza e azione sul territorio nazionale.

I Popolari Liberali si impegnano a portare il loro grande patrimonio di idee ed azioni nel PDL, affinché la ricchezza plurale delle tradizioni presenti nel Partito veda rafforzarsi anziché disperdersi la cultura cristiano – democratica e del Partito Popolare Europeo.

Verona, 15 Novembre 2009

Primi Firmatari:

Franco Banchi (Toscana), Antonino Giannone (Lombardia), Luigi Andreani, Salvatore Civiletti (Umbria), Paolo Montagnese (Friuli Venezia Giulia), Giovanni Nucera (Calabria), Luciano Verrigni (Abruzzo), Gianmario Zaccagnino (Puglia), Giovanni Zaccanti (Emilia Romagna)

4. L’APPENDICE

A. IL NOSTRO DECALOGO

Sottoponiamo e affidiamo alla riflessione dei Delegati del Congresso e di coloro che saranno eletti e chiamati a ruoli di responsabilità nel PdL, alcune considerazioni e proposte che abbiamo elaborato come Cattolici Popolari Liberali.

1. Nel PdL, servirà ricordare a noi stessi e servirà saperlo ricordare ai giovani, che faremo e faranno i conti con gli ostacoli che continueranno ad essere frapposti dal relativismo e dal nichilismo nella società, da una cultura devastante che mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa e in particolare le scelte definitive, per privilegiare invece, nei diversi ambiti della vita, l'affermazione solo di sé stessi e le soddisfazioni immediate.

Servirà dunque fare crescere e sostenere il volontariato per un sempre maggiore impegno al servizio del bene comune. Servono testimonianze di responsabili che sappiano e intendano posporre gli interessi personali a quelli della collettività, che sappiano vedere oltre la propria storia.

2. Nel PdL, servirà riportare le testimonianze della nostra cultura nazionale, fatta di uomini e donne che nella società italiana, negli ultimi 40/50 anni, hanno fornito il loro impegno, il loro servizio, le loro competenze nelle Istituzioni, negli Enti locali, nella Famiglia, nel Volontariato, nell’Industria, nell’Artigianato, nel mondo agricolo, nella comunità ecclesiale.

3. Nel PdL, servirà rileggere nell’attualità della società che cambia, i valori e principi a cui facciamo riferimento e che sono immutabili per la stragrande maggioranza dei moderati, dei popolari, dei liberali e progressisti.

4. Nel PdL servirà fare crescere in molti e in particolare nei giovani la speranza per una selezione oggettiva, servirà scegliere i nuovi quadri dirigenti, evitando le alchimie di provenienza e il solito principio della fedeltà, ma piuttosto selezionare in base alle competenze, alla professionalità, alle esperienze fatte, al potenziale culturale ancora inespresso per i più giovani e al principio di lealtà.

5. Nel PdL servirà fare crescere la nuova identità culturale ovvero costruire una coesione profonda, che sappiamo tutti come sia indispensabile per fare funzionare il vero gioco di una squadra, formata sì anche da grandi individualità, ma che vive e vince solo se ha il comune obiettivo di realizzare un grande progetto politico.

6. Nel PdL, servirà scegliere, come responsabili ai vari livelli, dei politici che non dovranno essere sempre e necessariamente dei Feudatari, degli uomini o donne in affari che vengono una prima volta unti dall’alto, ma non sono poi sottoposti a verifiche democratiche successive. Si rischia che accada quanto è già successo nella lontana fase di decadenza della DC e nella più recente storia del PD: vedere persone che hanno solo acquisito l’abilità a perpetuare sé stessi, grazie alla gestione del potere, con una consumata capacità a “controllare” gli apparati dei portatori di voti, quasi come un patrimonio personale. Nel PdL, servirà decidere che non è più pensabile che la “classe generale” del Paese (per dirla con Benedetto Croce) sia scelta solo da una ristretta oligarchia e che gli eletti non abbiano nessun rapporto (salvo poche eccezioni) con l’elettorato.

7.Nel PdL, servirà impedire la pluralità di incarichi ai politici e ai loro amici o collaboratori: un’abitudine inveterata a tutti i livelli, più marcata nei Comuni; in questo modo si emarginano persone di qualità della società civile, mentre serve allargare la partecipazione a queste persone alle quali si dovrebbe chiedere solo di esercitare le loro tecnicità con responsabilità, essere persone leali con le istituzioni, ma non semplici esecutori fedeli dei loro proponenti.

8.Nel PdL, serviranno numerosi Leader, delle persone vere, con spessore culturale, originari per formazione politica dalle diverse aree componenti il PdL. Leader che sappiano guidare le persone e i gruppi verso lo svolgimento motivato ed entusiasta di attività che servono al raggiungimento degli obiettivi condivisi per aumentare il bene comune del popolo.

9.Nel PdL, servirà ricordare ai Cattolici impegnati in politica, dell’attuale e della nuova classe dirigente, il richiamo al Magistero della Chiesa e di Benedetto XVI che chiede di avere comportamenti coerenti con i Valori della Fede cristiana a cui dichiarano di aderire, di essere laici nella ricerca delle soluzioni possibili, ma di non farsi promotori di iniziative laiciste su temi etici che sono contro i principi in cui dicono di credere e di non approvarli, ma semmai di rimanere in minoranza: noi lo faremo. Inoltre, quando saranno in gioco “i principi non negoziabili”, daremo il nostro impegno per cercare l’unità, insieme agli altri Cattolici che aderiscono al PdL e a quelli che operano in altre formazioni politiche.

10.Nel PdL, servirà ricordare e riproporre ai militanti e simpatizzanti, il contributo delle grandi figure spirituali del secolo XX, cristiane e laiche che hanno combattuto il totalitarismo fascista, nazista, comunista, tutte le figure che hanno scelto la Libertà e che lo hanno fatto creando una cultura, dandosi delle motivazioni abbastanza forti per resistere all’universo dei lager e dei gulag e contro la soppressione di ogni pensiero creativo da parte del pensiero unico. Come Cattolici, non adulti, pensiamo che bisognerebbe ricordare Don Sturzo e Alcide De Gasperi che non hanno lavorato e combattuto per fare un sindacato dei valori cattolici, bensì per costruire o ri-costruire uno Stato fondato sulla Libertà, attraverso responsabili azioni di Governo, illuminate e “possibili”.

B. LA POLITICA DEI CATTOLICI ARCHITRAVE DEL PDL

I Popolari Liberali per valori, cultura e metodologia politica non assolutizzano lo strumento – partito, che considerano sempre e comunque un mezzo e non un fine. Sono altresì consapevoli che la storia politica legata alla presenza dei laici, impegnati nella città dell’uomo italiana, è molto lunga e lega le sofferte vicende del nostro Risorgimento alla Repubblica, a uomini e donne che hanno testimoniato con idee ed azioni la loro progettualità indirizzata al bene comune. La tradizione sturziana prima, degasperiana poi, cementata dall’incisiva e lungimirante presenza della DC, non sono capitoli da consegnare ai libri di storia, ma rubriche addirittura da sviluppare, attualizzare e proiettare sulla scena politica del terzo millennio.

E’ per questo che i Popolari Liberali si impegnano a portare questo grande patrimonio di idee ed azioni nel PDL, affinché la ricchezza plurale delle tradizioni presenti nel nuovo partito veda rafforzarsi anziché disperdersi la cultura cristiano – democratica e popolare europea. Alla luce del sole sarà questo il nostro disegno nel PDL, nel rispetto della storia che abbiamo alle spalle e del futuro che (proprio ora che i venti della crisi fanno traballare i modelli del liberismo dissennato, dopo aver spazzato via i fossili del collettivismo), non può fare a meno del cuore, dell’intelligenza e dell’anima di una politica dei Cattolici.

I Delegati Popolari Liberali di Carlo Giovanardi al Congresso Costituente del PDL – Roma 27/29 marzo 2009