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L’INTERVENTO

Sabato 24 Ottobre 2009, a Viterbo, si è svolto il Convegno dei Popolari Liberali del Centro – Italia. Ben organizzato dalla Segreteria regionale del Lazio, presieduto dal Sen. CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, alla presenza dei parlamentari del movimento e con numerosi ospiti, l’assemblea è stata l’occasione per fare il punto in relazione ai numerosi e delicati appuntamenti che attendono il centro – destra. Nell’occasione è intervenuto il Coordinatore regionale del Popolari liberali PDL della toscana, FRANCO BANCHI, di cui riportiamo sintesi del discorso.

Care Amiche ed amici,

ci sono fasi cruciali nella vita di un partito e, se il partito è di governo, dell’intera Nazione in cui non ci è consentito dire( per citare, ribaltandolo, il grande Eugenio Montale ) quello che non siamo, quello che non vogliamo. Sarebbe l’inizio della fine.

E’ per questo che nei pochi minuti a disposizione vorrei proporvi proprio un’ottica ribaltata sia sul partito che sul governo.

I Popolari Liberali sono qui, in questa delicata fase storica, per dire quello che il PDL è, quello che il PDL vuole.

Il PDL è costitutivamente il PPE italiano. Dinanzi a temi decisivi per il futuro dell’Italia e dell’Europa, la bussola l’abbiamo già. Si tratta di un mix equilibrato e virtuoso tra la mediazione operosa in politica della dottrina sociale della Chiesa e la migliore e più illuminata cultura umanistica ( penso sia a quella liberale che socialista ) e nazionale.

Da laici intelligenti si tratta di calarla nella politica quotidiana senza anomìe e tentennamenti. Sui grandi temi urge il linguaggio evangelico dei sì e dei no . Al riguardo non sono consentite sospensioni di giudizio.

Ma accanto ad un contenuto, che abbiamo visto essere nobile, c’è un contenitore: il partito.

Il partito non è una terra di mezzo, sospesa tra mare e cielo. O c’è o non c’è! O è reale o rimane virtuale! Non esiste una “terza posizione” di compromesso.

Noi siamo per il partito che si può toccare con mano, fisicamente, da Vipiteno a Lampedusa.

Il volto del PDL deve essere anche quello dei mille, diecimila, centomila amiche ed amici che, avendo un campanello a cui si può suonare, garantiscono presenza e responsabilità 365 giorni l’anno.

Noi auspichiamo, anzi esigiamo, che il PDL,a tutti i livelli, sia un partito che segue il vecchio, meglio dire l’antico ma sempre valido principio che si basa su “ad ogni testa un voto”.

Acceleriamo dunque questa lunga, troppo lunga fase transitoria. Votiamo, fateci votare con movimento dal basso per comporre,a salire, tutta la classe dirigente. Accettiamo tutti di passare prima possibile dal vaglio del consenso.

Ed infine: che il PDL discuta e voti una volta per tutte sulla questione delle preferenze, per noi da reintrodurre a tutti i livelli elettivi.

Vorrei chiudere sul PDL ed il governo. Mi piacerebbe tanto che, come al tempo della migliore DC, si attivasse un coraggioso circuito delle libertà e delle virtù tra partito, gruppi parlamentari e governo. Distinguersi per unire le intelligenze e le forze in vista del bene comune.

La ricerca di questa libertà “ricca di contenuti” deve spingere i Popolari Liberali a chiedere ( e non per mero spirito di bandiera), quindi con decisione anche estrema, che tra i vasi di ferro della economia italiana si scelga una volta per tutte il vaso di coccio della famiglia.

Caro Carlo, nel plaudire al tuo grande lavoro come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ti chiedo di spingere il governo verso un supplemento di iniziativa a favore della famiglia e delle comunità di vita e lavoro ad essa collegate. La politica non si fa solo con i programmi, ma con l’agenda delle priorità ben scandita e con le risorse adeguate.

Ecco dunque quello che siamo, ciò che vogliamo.

Come si vede non siamo specializzati solo nel piangerci addosso !

Noi crediamo in questo ambizioso progetto politico, che già ha dato all’Italia i primi buoni frutti.

Per adesso è il progetto di “un partito grande”, poiché questo ci dicono gli elettori, ma non ancora e non del tutto di “un grande partito”. Per adesso è il progetto in cui riporre la nostra speranza, non è ancora, a tutti gli effetti, il “nostro” progetto.

Ma se siamo qui è perché vogliamo che il PDL sia sempre più un grande partito, soprattutto il “nostro” partito.

Franco Banchi