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PRIMA RIUNIONE COMITATO REGIONALE PDL. VIAREGGIO 05. 09. 09


1. SINTESI RELAZIONE INTRODUTTIVA DEL COORDINATORE REGIONALE PDL DELLA TOSCANA, ON. MASSIMO PARISI.

Il PDL in Toscana non è relegabile al mero ruolo di opposizione. Soprattutto dopo l’ultima tornata elettorale il PDL, anche nella nostra regione, si conferma “governante”.

Al riguardo è interessante esaminare alcune cifre. In ben 110 Comuni il PDl è il primo partito. Ha infatti raggiunto la ragguardevole cifra di 654.000 elettori, pari al 31,45%. Da considerare poi che, se si mettono insieme tutte le forze che stanno all’opposizione del centro – sinistra nella nostra regione, la percentuale arriva al 40.4.

Mentre, se sommiamo tutte le forze “potenzialmente” di maggioranza, si arriva al 54%.

Sono stati 28 i Comuni strappati al centro – sinistra; 61 quelli che, ad oggi, sono governati dal centro –destra e/o da espressioni civiche alternative al centro – sinistra.

Ma non mancano note negative: almeno 20 i casi di Comuni persi per liste di disturbo o divisioni interne al nostro campo. Da non sottovalutare poi il comportamento politico dell’ UDC che su 34 Comuni sopra i 15.000 abitanti ha fatto ben 21 “corse solitarie”, molte di più della passata tornata amministrativa.

Tutto questo – secondo Parisi – porta ad auspicare “uno sforzo da replicare per le regionali del 2010”.

La proposta è quella di aprire in tempi stretti un “tavolo per il programma” aperto a tutti coloro che vogliono costruire l’alternativa in Toscana, UDC compresa, con il disegno dichiarato di “spiazzare gli avversari proprio nei settori in cui pensano di avere il monopolio”.

Questa azione programmatica deve essere supportata da altre iniziative: una manifestazione in tutti i 110 Comuni in cui siamo il primo partito; la cura “speciale”, con l’appoggio determinante dei parlamentari, anche di quei Comuni, circa 30, in cui abbiamo avuto i risultati peggiori; la riunione, insieme a tutti gli amministratori, dei nostri 61 Sindaci; l’insediamento in tempi stretti dei Dipartimenti e delle Consulte regionali.

Sul partito , per quanto concerne il Comitato regionale, il Coordinatore ha preso l’impegno di “andare oltre” gli stretti adempimenti statutari. Entro Settembre si prevede l’insediamento degli 11 Comitati provinciali, compreso quello cittadino di Firenze. Entro fine Ottobre di tutti i quasi 300 comitati comunali. Parisi anticipa anche la fissazione di metodologie e regole comportamentali generali per tutti i dirigenti PDL della Toscana.

In relazione poi alle varie uscite sulla stampa, intensificatesi negli ultimi giorni, Parisi ribadisce che la sede precipua per il dibattito interno è quella degli organi di partito.

Stesso discorso per la selezione della classe dirigente in vista delle prossime elezioni regionali.

Al riguardo, un possibile criterio è quello che vede come priorità: le donne; i giovani under – 40 ;le rappresentanze territoriali; la presenza nelle liste di tutte le anime culturali del PDL.

Il Coordinatore regionale auspica infine la prossima apertura del tesseramento su tutto il territorio regionale.


2. TESTO INTEGRALE DELL’INTERVENTO DI FRANCO BANCHI, MEMBRO DEL COMITATO REGIONALE IN RAPPRESENTANZA DI UNA DELLE COMPONENTI FONDANTI IL PDL, I POPOLARI LIBERALI.

Questa Assemblea è in assoluto il primo appuntamento ufficiale del PDL toscano dopo la costituzione degli organi. Possiamo dunque dire che è la pietra miliare del costituirsi progressivo del partito nella nostra non facile regione.

Abbiamo dunque il dovere di utilizzare al meglio, massimizzandolo, questo appuntamento. Al riguardo mi preme introdurre tre considerazioni previe: 1. Occorre separare il grano della politica dal loglio dei personalismi. Mentre è legittimo, anzi doveroso,dibattere anche accesamente in merito alle differenze di linea e strategia, sarebbe devastante seguire lo sterile fronte delle contrapposizioni fine a se stesse 2. Distinguere il programma dal progetto. Qui ed oggi deve uscire, almeno come potenziale indirizzo, un progetto politico nitido, non un’ accozzaglia di note programmatiche ridondanti e giustapposte; 3. Rafforzare (meglio e più onesto sarebbe dire fare) lo strumento – partito chiamandolo ad una sintesi nei metodi democratici e nei contenuti condivisi.

In una squadra, infatti, i solisti garantiscono forse lo spettacolo (quasi sempre effimero), ma soltanto la coralità, quasi sempre, produce il risultato.

E’ per tutti questi motivi che, prima della sintesi ultima, mi sembrano oziose le anticipazioni sui nomi dei possibili candidati alla Presidenza della regione, almeno per il nostro schieramento. Stesso discorso in relazione alle fumose disquisizioni sui confini delle potenziali alleanza.

Colgo l’occasione, comunque, per manifestare la mia condivisione sull’impianto politico della relazione del Coordinatore regionale, on. Massimo Parisi, e sulle lucide integrazioni presentate all’assemblea dal vice-coordinatore, On. Migliori.

Ciò non mi esime, visto che non sono necessarie “potature” a questa relazione, dal proporre alcuni “innesti”.

Vorrei a proposito ritornare alla mia “lettera aperta” di fine Luglio, inviata a tutti i dirigenti nazionali e regionali del PDL.

In quell’occasione mi proiettavo già sulla necessità di anticipare i tempi in vista del decisivo appuntamento delle regionali 2010. Il fatto che, come sembra, si andrà a votare addirittura a Marzo, rende ancora più attuale e cogente quella mia riflessione.

“Il PDL – scrivevo - è l’unico perno di ogni alternativa praticabile al centro – sinistra , ma non può permettersi il lusso di coltivare il mito dell’ auto– sufficienza”

Per cui, se vogliamo governare la Toscana. Come ribadito dallo stesso Parisi poco fa, dobbiamo

“attivare, fin da ora, una grande ed articola strategia di alleanze, non tanto tattiche (come vorrebbero i fautori della teoria dei due forni), ma di ampio respiro”.

Aggiungo oggi, che non abbiamo bisogno di un’alleanza “larga”, che, con la presunzione di vincere, imbarchi tutto ed il suo contrario. Non ci serve un’alleanza i cui contraenti “tattici” alzano il prezzo a dismisura, reputandosi indispensabili. Si tratta piuttosto di condividere, fin dalla partenza, che auspico immediata, un nitido e lineare percorso insieme a quei partiti , movimenti politici e“mondi”, che sono particolarmente incisivi nella nostra regione ed il cui valore supera la politica strictu sensu. In altre parole, vogliamo non tanto e non solo un’alleanza grande perché larga, ma un’alleanza grande perché alta come profilo progettuale, politico e morale.

Ecco, a mio parere, quali possono essere i “mondi toscani” potenzialmente interessati a questa “svolta” ed alla costruzione dell’alternativa al centro –sinistra:

  1. L’ampia e variegata realtà dei mondi che credono nella sussidiarietà, quindi non nel mero assistenzialismo, ma nelle libertà quotidianamente incarnate, nella creatività e, last but not least, nella filosofia dei meriti. Con loro e per loro è doveroso dar vita ad un progetto prima di demolizione delle “gabbie” entro cui sono costretti ad operare e, contestualmente, di ricostruzione di quelle infrastrutture materiali ed immateriali capaci di garantire un’operosa libertà, prima umana e civile,poi economica;
  2. La fondamentale realtà della famiglia singola, delle reti familiari; la trama dei collegamenti comunitari ed associativi, che, in Toscana, ha bisogno non tanto di un riconoscimento formale e/o di magri sussidi che vengono concessi dall’alto per mano del “principe” di turno, ma di spazi distinti ed autonomi rispetto all’omologazione del “pubblico” al fine di costruire sintesi sociali equilibrate;
  3. La fitta e complessa rete del mondo delle identità civiche e della valorizzazione delle autonomie, nella consapevolezza che la Toscana non è una regione pianificabile in modo dirigistico, ma è fatta di realtà plurali e territoriali difficilmente omologabili, su cui è sempre più scivolosa la presa ideologica. Proprio dalla distinzione nell’unità può scaturire il recupero di una Toscana più autentica;
  4. L’ampia platea di coloro (a mio parere ancora molti di più di quanto sia immaginabile) che considerano ancora la politica come “religione di libertà”, per i quali il metodo conta quanto e forse di più dei pur importanti contenuti. In altri termini, è doveroso contrapporre alla vecchia Toscana dei riti partitici di maggioranza non una realtà uguale e contraria, ma un’altra Toscana, quella autentica. E questo a partire dalla scelta delle candidature, che non potranno che essere aperte, trasparenti, democratiche, meritocratiche.

L’obiettivo dunque è quello di stabilire con tutti gli elettori, ben oltre il confine del centro – destra ufficiale, “un patto con e per la Toscana”, condiviso, partecipato, trasparente e progettualmente rilevante.

L’importante è comprendere che gli elettori di questa regione non si aspettano solo l’alternativa al centro –sinistra, ma un’alternativa per la Toscana, quella autentica.

Vorrei proporre, in conclusione, un’ultima riflessione che mi preme fortemente e si presenta come attualissima: quella dei rapporti tra mondo cattolico e PDL.

Rileggendo Gramsci, che si è sempre sforzato di interpretare l’anima profonda del cattolicesimo italiano, ho trovato alcuni passaggi, datati intorno agli anni ’20, particolarmente significativi. In sintesi Gramsci scrive che sono due i momenti che concorrono alla dinamicità storica dei cattolici italiani: 1. quello dell’iniziativa dal basso, prodotta dalla forza che si scatena per effetto degli sconvolgimenti della storia; 2. quello dato dallo sforzo per mantenere il controllo dall’alto, attraverso concessioni, ripensamenti, ritrattazioni da parte della gerarchia ecclesiastica. Ed il secondo – proseguiva Gramsci – riprende slancio e forza nelle situazioni di riflusso e stagnazione.

Entro questo quadro, lucidissimo, credo che il PDL toscano debba dotarsi di una strategia precisa, che al momento non ha. Non dobbiamo compiere l’errore di risolvere tutto con un colloquio verticistico (anche se pure questo serve) con la gerarchia. Dobbiamo sporcarci le mani ed offrire ai cattolici toscani tutti, quelli che movimentano la storia dal basso della quotidianità, un progetto che abbia il senso dell’intero. E’ sul campo che si conquista la loro fiducia. Hanno bisogno di vedere nel PDL una forza che, pur da posizioni laiche, politicamente autonome, produca un’elaborazione teorica ed un’azione pratica cristianamente ispirata.

Se vogliamo costruire un progetto vincente per le prossime regionali, non possiamo più affidarci alla singolarità dei rapporti personali o, peggio, allo schermo della libertà di coscienza. Credo sia improcrastinabile, proprio per la Toscana, la redazione di UNA CARTA DEI VALORI E DEGLI IMPEGNI ETICI, che, su temi relativi alla vita, alla bioetica, all’eutanasia, all’immigrazione e tanto altro ancora, mettano a punto la bussola orientativa e applicativa del PDL nella nostra regione.

In tale contesto si delineano i nostri possibili rapporti con l’UDC. Sarebbe un errore imperdonabile da parte del PDL ipotizzare un’alleanza con l’UDC toscana come “lasciapassare” per i rapporti con il mondo cattolico. Più grande ed immotivato regalo non potremmo fare al partito di Casini, che, magari, potrebbe essere impegnato a dare la stessa impressione all’altro schieramento.

L’UDC, se lo vorrà, potrà essere uno degli alleati, senza monopoli o esclusive, magari dopo aver abbandonato le alleanze spurie che, anche qui da noi, la portano a sostenete Giunte di sinistra.

Per quanto ci riguarda, porteremo avanti il nostro progetto, che non ci vedrà certo auto –sufficienti, ma sicuramente ci assegna il ruolo di registi e capitani.