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Num. 66 del 15 aprile 2011

FOCUS

IN MEMORIA DI RINALDO INNACO, AMICO E MAESTRO SOCRATICO

L'ultimo saluto a Rinaldo, quel passaggio che per i cristiani indica la “ricapitolazione”,svoltosi nella gremitissima chiesa parrocchiale, è stato lo specchio fedele della sua vita: popolare e colto.

Ci ha pensato il Vescovo di Prato. Mons. Gastone Simone ( già vicario della Diocesi di Fiesole, figura pastorale con cui, un tempo, mi sono misurato anch'io entrando in politica ) a ricomporre magistralmente l'interezza intorno a cui si è sforzato di vivere Rinaldo Innaco. Sarebbe infatti riduttivo contrarre la sua figura solo nell'ambito politico, visto che il vero impegno per la città degli uomini si abbevera alle fonti della spiritualità e si nutre della sostanza dei sacramenti. Se il tralcio non rimane misticamente e operativamente unito alla vite muore e non dà alcun frutto.

Stesso discorso per l'esperienza familiare: la prima chiesa, quella domestica è fondamentale declinazione del vero impegno indirizzato, a cerchi concentrici, verso una comunità sempre più vasta. In questi tempi “difficili”, essere buon marito e padre è già categoria umana e sociale decisiva, testimonianza limpida e cristallina di umanità e responsabilità civile.

E poi l'amore per la cultura, non quella strumentale, che si piega ,come canna al vento, alle convenienze di comodo, ma il frutto di una sofferta e lucida decantazione, insieme ragione e cuore,capace di illuminare ogni rischioso passo che ci fa avanzare nell'arena politica.

Eppure, come ha ben detto Mons. Simoni , tale cultura non si è mai trasformata in superiore snobismo, ma si è sistematicamente nutrita di un humus popolare, di una saggezza profonda e semplice che oggi, ancora più di ieri, sarebbe vitale per la politica. Per Rinaldo la politica era pensare “sopra” e puntare in alto, ma partendo sempre dall'esperienza di popolo.

Non a caso Rinaldo ha salito tutte le scale della politica democratico-cristiana rispettando quella gradualità che, un tempo, permetteva di prepararsi partendo dal Comune per arrivare poi ai livelli più alti. E tutto ciò utilizzando due strumenti che l'odierna politica quasi dileggia: la democrazia partecipativa dentro il partito ed il voto di preferenza alle elezioni.

Mi ha fatto piacere, e quasi commosso, il riferimento in esordio che il Vescovo di Prato ha fatto alla DC, proprio in parallelo all'esperienza storica di Rinaldo, partito , da guardare ora con autentica nostalgia, capace di coltivare il senso dell'intero sia in politica interna che estera.

Rinaldo questo senso dell'interezza non lo ha mai smarrito, anche in tempi tempestosi in cui cantavano e suonava sirene molto più inclini alla frammentazione ed al pragmatismo. Attento ad ogni novità, pronto alla sintesi (comunque al rialzo ), ha sempre cercato di orientarla verso ciò che non muta, collocato stabilmente ben in alto.

Fino all'ultimo è stato per noi timone e stella polare, compiendo quell'oscuro lavoro che, per gli amanti della filosofia, fu del grande Socrate: a volte, quando in noi prevaleva la pigrizia e la rassegnazione, invitata ad accelerare e prendere coraggio; altre, quando invece era incombente il rischio della precipitazione, imponeva con eleganza di frenare ed approfondire.

Oltre che un professore di scuola ( che ha sempre amato) è stato per tutti noi un maestro (gentile, fermo e sottile ) e, soprattutto, cultore, antico e sempre nuovo, di una merce via via più rara chiamata “umanesimo integrale”.

FRANCO BANCHI

L'INTERVISTA

Non capita tutti i giorni di poter parlare di cultura, a Figline, con un sottosegretario alla Presidenza del consiglio con tre onerose deleghe a famiglia, droga, servizio civile. Incontro con Carlo Giovanardi, lunedì 11 aprile 2011, in cui il giornalista del settimanale diocesano Luca Tognaccini ha rivolto quattro domande a Giovanardi in Palazzo Pretorio dove il Senatore si era recato per sostenere Clara Mugnai, candidata Sindaco per le prossime elezioni comunali. Franco Banchi ha introdotto la serata.

La crisi economica ha tagliato i fondi per la lotta alla droga. Come farà?

I fondi contro la droga non sono stati tagliati; bensì sono stati trasferiti alle Regioni in base alla riforma costituzionale del 2001.Quindi sono arrivati al Dipartimento nazionale compiti di coordinamento che stiamo sviluppando attraverso sessanta progetti sul territorio; progetti di prevenzione, di informazione, di lotta agli incidenti stradali,il sistema di allerta rapida sulle nuove droghe eccetera. Poi ogni regione ha competenze e risorse. Ci sono regioni all’avanguardia ,per esempio la Lombardia, che investe moltissimo nelle comunità di recupero, e altre regioni con cui il rapporto è più difficile per ragioni ideologiche. Noi siamo per un approccio pragmatico. E sia con la Conferenza di Trieste che con la Consulta nazionale abbiamo proprio instaurato un rapporto con gli operatori, con i Sert che è rivolto ad aggredire il fenomeno della tossicodipendenza fuori dagli schemi ideologici. Proprio di oggi è la notizia che la nostra proposta italiana è stata approvata in Europa ed alle Nazioni Unite presupponendo la prevenzione ed il recupero integrale del tossicodipendente.

Che fine ha fatto la Giovanardi-Fini?

Una volta smascherata la solita polemica assurda sulla penalizzazione dei consumatori, l’ Italia è uno dei pochi paesi del mondo in cui il consumatore non ha sanzioni penali ma semplicemente sanzioni amministrative come il ritiro della patente e del porto d’armi .Attraverso i controlli stradali sappiamo che purtroppo gran parte della mortalità da incidente stradale è causata da persone che guidano abusando dell’alcool o sotto l’uso di sostanze. I 7 ciclisti falciati a Reggio Calabria, i 2 pallanuotisti morti nel Nord, le due ragazze, tutti uccisi da gente che guidava sotto l’effetto di alcool e soprattutto spinelli. L’ordinamento deve mettere in grado queste persone di non far male a se stesse e di non far male agli altri.

Come mai i quattro gatti dei Pacs fanno notizia e del milione del forum delle famiglie non si parla più?

Ho appena finito adesso un’intervista con Klaus Davi dove denuncio che l’Ikea svedese in tutte le sue filiali punta su una campagna di due uomini che si tengono per la mano con lo slogan che loro sono avanzati, quindi i clienti sono le nuove famiglie che sarebbero quelle.Ho detto che è una entrata a gamba tesa sulla costituzione italiana laica e repubblicana che parla di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e la Corte Costituzionale ha ribadito fra un uomo e una donna . Dopodiché per l’ennesima volta diciamo: noi siamo un paese libero dove ogni forma di convivenza, di formazione sociale non costituisce scandalo; ognuno vive come vuole, con chi vuole; ma non si può confondere queste cose con un caposaldo della nostra storia, della nostra Costituzione basato sull’incontro di un uomo e di una donna che fanno una famiglia, all’interno della quale nascono i figli che sono un capitale sociale . Noi stiamo morendo di denatalità, di invecchiamento della popolazione, stiamo scomparendo noi. A Budapest la scorsa settimana alla riunione dei ministri europei della famiglia il primo ministro ungherese ha lanciato un allarme: se l’Europa va avanti così, fra qualche decennio non c’è più.

C’è uno slogan che le piace per promuovere il servizio civile?

Quello che abbiamo usato fin dall’inizio. Il servizio civile cambia la tua vita e cambia la vita degli altri. Più di 250mila giovani impegnati in un processo di crescita e di maturazione che per la prima volta nella vita sono spinti a misurarsi con delle responsabilità innescando un processo di crescita di cittadinanza per loro, che anche ha cambiato la vita degli altri nella protezione civile, nella salvaguardia dei beni culturali e ambientali,nell’assistenza agli anziani, agli handicappati, ai tossicodipendenti; sicuramente l’impegno di questi giovani prelude ad un’ Italia migliore.

LUCA TOGNACCINI