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Num. 65 del 11 febbraio 2011

L'EDITORIALE

PDL E POLITICA TOSCANA: CORRERE NELLE PRATERIE O ACCETTARE IL RECINTO?

Mentre le rotte della politica che conta passano con maggiore e progressiva insistenza dalle due capitali italiane, Roma e Milano (e dintorni), la Toscana sembra sempre più una semplice dependance, sebbene di lusso.

Tutta concentrata sul grande circo mediatico che ruota e luccica intorno a Matteo Renzi, la politica di quello che fu il granducato è come ipnotizzata. Lo stesso governatore Rossi, nonostante con consumata abilità sia per ora riuscito a non cadere nella trappola del giovane sindaco fiorentino, può solo “piazzare” qualche isolato colpo, approfittando delle rare pause del suo, almeno in teoria, “compagno” di partito.

Eppure, a guardare bene tra le sempre più rarefatte pagine politiche dei giornali toscani, avvenimenti dall'alto valore simbolico non mancano. Cerchiamo di recuperarne almeno due.

Nei giorni scorso, il Consiglio Comunale di Livorno ha approvato la costituzione della “anagrafe delle unioni di fatto”, ovviamente aperta anche a gay e lesbiche. Scontata la “benedizione” dell'atto da parte del PD, eccetto una defezione di coscienza. Molto meno scontato, invece, l'atteggiamento del (meglio sarebbe dire dei) PDL. Il gruppo PDL- Taradash non ha partecipato al voto, quello PDL - Amodio ha votato contro.

Con esatta contemporaneità, presso l'eremo di Lecceto, la Conferenza Episcopale Toscana ed il Presidente della Giunta regionale, Enrico Rossi, firmavano un protocollo d'intesa annuale, dal valore di 250.000 euro, nell'ambito più ampio delle “attività integrate tra pubblico e volontariato cattolico”. Nel caso specifico si parlava di finanziare una rete di punti- ascolto per anziani.

A nostro parere, questi due eventi sono l'emblema paradigmatico di come la politica in Toscana abbia dinanzi vere e proprie praterie da cavalcare. Purtroppo cecità vere o presunte, improvvise amnesie, l'opzione per la realpolitik, una sopraggiunta sindrome da letargia, impediscono di cogliere fino in fondo queste opportunità. Non tanto finalizzate a produrre la sparata di turno o l'obbligata levata di scudi; ma volte a restituire fiducia e speranza al popolo toscano.

I toscani hanno assoluto bisogno non tanto o non solo di azioni politiche decise e progettualmente indirizzate verso un'alternativa di governo. I toscani esigono soprattutto, non sembri una demagogica iperbole, uno scatto etico, fondato su una nuova cultura del rispetto, insieme critica e propositiva. Quello che non sopportano più è affidare tutto alle furbizie ed alle alchimie del “vorrei ma non posso”, dell'equilibrismo tra pesi e contrappesi, del dire e non dire. Per essere taglienti come una lama, i toscani in quanto elettori vorrebbero sapere, con un “non casuale” riferimento ai due esponenti più noti del PD regionale, se, come si diceva nei momenti caldi della nostra storia, sono uomini di lotta o di governo.

Permettere loro, a giorni alterni, di essere ora di lotta ora di governo è mancanza di rispetto per quei toscani, e non sono pochi, che esigono e non solo chiedono chiarezza nei valori di riferimento e trasparenza nelle azioni politiche.

Il PDL toscano, perno di una non velleitaria alternativa, ha una grande responsabilità, che lo pone dinanzi ad un bivio: essere opposizione vera, che vuole legittimamente candidarsi a governare oppure rimanere minoranza, culturale prima ancora che politica e numerica.

La Redazione