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Num. 61 del 24 dicembre 2010

NATALE TRA UTOPIA E FATICA DEI GIORNI ORDINARI

Per coloro che sono impegnati nella piazza della politica, fatta spesso di polvere e sangue, l’avvicinarsi al S. Natale provoca reazioni diverse. La più scontata è quella dell’indifferenza, tipica di coloro che, quasi per inerzia, considerano questa festa totalmente ininfluente rispetto al loro impegno.

Ci sono poi i tiepidi, che, in nome della tradizione e delle forme, si lasciano lambire ma non contagiare dalla portata dell’avvenimento. Al massimo lo usano come qualsiasi altra ricorrenza, buona per scopi di rappresentanza e pubbliche relazioni.

Altri ancora, sull’onda del momento, accelerano a dismisura i battiti del loro cuore e progettano entro il perimetro del loro io cose mirabolanti. In sostanza sbattono in pieno, come in un terribile frontale automobilistico, contro la velenosa sagoma dell’ utopia.

Indifferenti, tiepidi ed utopisti. Noi, che siamo nella piazza della politica, ad essere onesti fino in fondo, rappresentiamo un po’ tutti, chi più chi meno, queste tre tipologie.

Eppure, dinanzi al S. Natale, servirebbe un atteggiamento profondamente diverso, quasi schivo, defilato, sobrio. Come diceva S. Agostino in relazione ad altre problematiche, occorre passare dalle cose esteriori a quelle interiori, da queste ultime alle superiori.

Sì, per il tempo del Natale occorre trasformare la piazza della politica non tanto in eremo, che negherebbe lo specifico dell’impegno nella e per la polis, ma almeno in “cella interiore”. E riscoprire non solo la necessità, addirittura la bellezza di ritrovare la fonte e le radici della vocazione al bene comune.

Attraverso la fatica nascosta dei giorni ordinari, tutti uguali e miracolosamente diversi, è possibile dar seguito a quella che era la filosofia della “devotio moderna”, non a caso nata in quel mondo fiammingo, che, allo stesso tempo, poneva al vertice sia la contemplazione che il lavoro.

Da questa filosofia, che può e deve muovere ancora oggi chi si impegna in politica, nasce l’esigenza di formare donne e uomini autentici ed interi, non dimezzati ed artificiali.

E’ per questo che, attraverso la trama dei giorni ordinari, grazie alla straordinaria forza del S. Natale, ognuno di noi è chiamato a pregare, studiare e lavorare.

Il piccolo grande uomo del Presepe, Dio perfetto, ci accompagni in questi difficili e straordinari giorni della storia contemporanea.

FRANCO BANCHI