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Num. 59 del 10 dicembre 2010

FOCUS

La politica al tempo di Renzi e l'anima del PDL

Le pagine politiche dei giornali italiani sono piene come non mai degli “spostamenti” del Sindaco rottamatore. C'è chi gli attribuisce sempre più costanti frequentazioni degli austeri uffici della Banca d'Italia; ci sono altri che, puntando lo sguardo sulla consueta trasferta settimanale a Roma, giurano sul suo nuovo impegno di pontiere verso l' oltre Tevere. Infine, solo alcuni notano la sua fatale attrazione, fin dai tempi dell' adolescenza, per il Cavaliere. Allora inaugurò la sua dimensione pubblica con la Ruota della Fortuna, oggi cerca di consolidarla, appellandosi all'esigenza bipartisan di voler bene a Firenze, con il pellegrinaggio ad Arcore.

Questa, piaccia o non piaccia, è la politica italiana al tempo di Matteo Renzi.

Qualche decennio fa, Umberto Eco utilizzò la figura di Mike Bongiorno come emblema dell' italiano medio e, quindi, concentrato puro dell' immedesimazione sociale collettiva.

Potrebbero non essere tempi e cieli esaltanti quelli della politica italiana se, all'orizzonte, si materializzasse, come figura di immedesimazione media collettiva, la sagoma senza tempo e macchia del giovane Renzi.

Noi ci smarchiamo subito e, senza mezzi termini, diciamo che staremo sempre dall'altra parte del campo rispetto a quella in cui farà finta di giocare il Sindaco di Firenze. Cercheremo di spiegare perchè.

Innanzitutto perchè la politica, almeno come la intendiamo noi, ha valore se rappresenta un progetto per il bene comune e non l' agenda degli scatti di carriera personale.

A seguire ci preme rilevare che a noi non piacciono le ibridazioni culturali, che, dietro la foglia di fico dell'ecumenismo buonista, nascondono soluzioni a intermittenza, nel tentativo di mettere d'accordo sacrestie e salotti radicali.

Ed ancora: noi abbiamo un grande rispetto della militanza e dei militanti in politica. Si tratta spesso,anche se ovviamente non sempre, di vite spese per un'idea, una passione civile, una professionalità. La sapienza non è, nè sarà mai mero giovanilismo. Noi siamo costruttori di ponti tra generazioni, anche in politica; premere il tasto “reset” basandosi su un semplice fatto anagrafico è irriverente e pretestuoso.

Infine, noi siamo tra quelli che amano, soprattutto in politica, monitorare il rapporto tra cause ed effetti nella vita personale di un politico. Capire quali storie stanno dietro la storia di un protagonista. Come in filosofia anche in politica la formazione delle cause aiuta a capire ciò che all'inizio sfugge.

Per tutti questi motivi, siamo stanchi di veder ridotta la politica italiana alla contro-figura di se stessa. Occorre ritrovare la vera ragione sociale della politica italiana: un'idea forte, eticamente rifondata e progettualmente ben scandita, di respiro europeo, sempre meno personalizzata che operi non solo per l'oggi ma abbia l'ambizione di costruire l'architettura futura dello Stato.

Siamo sempre più scettici nei riguardi dei partiti – contenitore, idre dalle mille teste. Un partito, un'idea, un progetto, un riferimento europeo. In altre parole: un partito può dirsi tale non se ha un corpo, ma solo se riflette e moltiplica la sua anima.

E l'anima del PDL non potrà che essere europea, popolare, cristiana.

La Redazione