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Num. 56 del 23 aprile 2010

GIORNALE SETTIMANALE N. 56 del 23 aprile 2010

FOCUS

NEL PDL E' IL NOSTRO MOMENTO

Volgere una difficoltà in opportunità è proprio di un atteggiamento intelligente e creativo.

I Popolari Liberali italiani, che, pur salvaguardando una loro autonomia di fondo, sono stati con Carlo Giovanradi tra i co-fondatori del PDL, vivono indubbiamente una stagione delicata. Infatti, rispetto al loro ruolo strategico , alla loro forza, al grande patrimonio capillarmente localizzato sul territorio che possono vantare, stanno subendo un trattamento ai limiti della decenza dalla dirigenza PDL sia a livello nazionale che locale. In parole più chiare: sono sottovalutati, sottostimati e, in alcuni casi, volutamente emarginati.

Il nostro senso di responsabilità, l'attaccamento ad un progetto complessivo che noi portiamo avanti da anni sulla direttrice PPE, la convinzione che la nostra presenza nei territori e tra il popolo prevarrà sulle tante tigri di carta che affollano per cooptazione le liste del partito, ci convincono sempre più non solo di non abbandonare il campo, ma di posizionarci con sempre maggior convinzione al centro del campo.

Personalmente non condivido molte posizioni, specialmente in tema culturale e di valori, del Presidente Fini. Allo stesso modo mi sembra intempestivo e sospetto questo suo “risveglio” in tema di democrazia interna. Nonostante ciò, non ci rimane che prendere atto, comunque vada a finire la querelle tra Berlusconi e Fini, che nel PDL, da ora in avanti, le cose non saranno mai più come prima. Se fino ad oggi, i tanti farisei di turno, coprendosi con la distinzione tra Popolo e Partito, negavano anche la stessa evidenza del gioco correntizio interno al PDL ( salvo poi dividersi poltrone e candidature con un manuale lottizzato che farebbe impallidire il buon Cencelli ), da ora in poi dovranno accettare il fatto che in un “grande” partito è legittimo esprimere anche in forma organizzata il dissenso ed il consenso. Al riguardo mi fa piacere che,oggi, il Presidente Fini abbia confermato di rimanere nel PDL senza escludere, all' interno di esso, un ruolo di minoranza.

Se questo è lo stato dell'arte, per i Popolari Liberali si apre, da oggi, una vera e propria autostrada politica all'interno del PDL. E non perchè, pilatescamente, essi debbano stare ad elastico tra i due Presidenti.

I Popolari Liberali, forti di questa nuova fase che si è aperta, sono chiamati a giocarsi la loro partita, senza essere furbescamente più realisti del Re, chiunque sia il prescelto.

Questa nuova partita si chiama iniziativa politica e, a mio parere, come già anticipato dagli amici toscani dei Popolari Liberali nella loro recente assemblea, parte in modo prioritario dall'affermazione della sovranità popolare attraverso il voto, sia quello di preferenze nelle elezioni tra partiti e schieramenti contrapposti che quello utilizzato per la scelta dei dirigenti all'interno delle singole forze politiche. La nostra tradizione culturale e politica ci impone di rompere gli indugi e farci promotori, almeno in Toscana, di una grande stagione per la riaffermazione, a tutti i livelli, della più trasparente sovranità popolare effettivamente esercitata.

Su questa ed altre basi tematiche verificheremo le alleanze interne al PDL ed anche le convergenze culturali ed operative con i mondi esterni, proprio quei mondi che, nelle ultime regionali, il nostro partito ha perso più volte per strada.

Su queste ed altre basi tematiche noi ci giocheremo il congresso regionale PDL. E nessuno speri che il nostro intento sia mosso soltanto dal nostalgico appello all'unione di tutti quei democristiani dispersi che ora si trovano più o meno bene nel partito. Non sarebbe nè intelligente nè creativo chiuderci con le nostre stesse mani nella riserva indiana di coloro che furono democratico – cristiani. I potenziali compagni di strada sono tanti, a partire da coloro che coltivano i nostri stessi valori anche se da diversa prospettiva di partenza: su tutti i cultori di quell'umanesimo laico limpidamente aperto ai valori della trascendenza ed i tanti uomini e donne di quella destra sociale-cristiana che possono essere per noi ottimi compagni di strada.

La grande lezione metodologica di Aldo Moro e dei suoi “morotei”, al di là del giudizio di merito sui contenuti della sua azione politica, fu quella di non misurare il ruolo di una “corrente”all'interno del partito dalla mera forza numerica, ma dalla centralità culturale e politica.

Tutto ciò è sufficiente per dire a testa alta che nel PDL è il nostro momento!

Franco Banchi

20 Aprile 2010