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Num. 29 del 17 ottobre 2008

Focus: La nostra posizione culturale e politica sulle proteste e le ‘occupazioni’

La nostra posizione culturale e politica sulle proteste e le ‘occupazioni’

LA SCUOLA DEI DIRITTI SI FERMI DINANZI AL VALORE DELLA LIBERTA’

La scuola di questa Italia, come di qualsiasi paese europeo e mondiale che voglia dirsi sviluppata e moderna, deve configurarsi come scuola dei diritti, ma anche (direi soprattutto) dei doveri e, infine, della libertà.

Le proteste dei vari “attori” della scena scolastica nazionale, studenti e docenti in prima istanza, sono tutte legittime e nessuno, partendo da chi scrive, di professione insegnante, può permettersi di impedirle.

Eppure, se pensiamo in particolare alla nostra Toscana ed al presente momento politico, è talmente ingenuo da non vedere i rischi ( in alcuni casi la certezza) di una appropriazione politica della contestazione.

Il disagio degli insegnanti è palpabile, l’incertezza di prospettiva per gli studenti è una realtà.

L’approccio maturo ad una problematica spinosa come quella scolastica si vede però dal combinarsi, meglio dal compensarsi intelligente, di critiche, a volte anche feroci, e proposte ricostruttive.

Invece, sembra che “qualcuno” voglia rompere il giocattolo solo per il gusto di toglierlo di mano a chi, per volontà del popolo sovrano, governa questo paese e la sua politica scolastica.

Non vorremmo, usando parole molto più esplicite, che certi ambienti culturali e politici soccombenti in maniera netta a livello elettorale utilizzassero il problema – scuola per ottenere, almeno nei loro intendimenti, una sorta di rivincita.

Il “tanto peggio tanto meglio”, anche in relazione alle drammatiche difficoltà congiunturali che viviamo, è una filosofia da irresponsabili.

Ma le agitazioni del mondo scolastico presentano un ulteriore delicato problema. Parliamo esplicitamente del valore della libertà che non può assolutamente mancare nel mondo della scuola neppure in momenti agitati come il presente.

Molte scuole fiorentine e della provincia sono occupate, pare per la volontà di una non meglio precisata “maggioranza”. Pur prendendo per vero e reale questo dato, a nessuno è permesso impedire anche ad un solo compagno o compagna l’ingresso nella propria scuola.

E’ bene, giusto, doveroso, senza subordinate, capire che i diritti vanno tutelati, ma senza intaccare il valore più alto che l’uomo conosca:la libertà.

La Redazione