logo
logo PTE

IL GIGLIO BIANCO

Giornale Settimanale del PTE

Anno II, n.27 – I Settimana di Dicembre 2013

Settimo Convegno Nazionale dei Popolari Liberali a Verona

DAL CANTIERE DEL NUOVO CENTRODESTRA AL PPE ITALIANO

A Verona, nei giorni 30 Novembre – 1 Dicembre, si è svolto il VII Convegno Nazionale dei Popolari Liberali guidati da Carlo Giovanardi. Come sempre, dal tempo dell'uscita dall'UDC, passando per la co-fondazione del PDL e finire alla costituenda esperienza del Nuovo Centrodestra, questo appuntamento annuale, per congiuntura o fiuto politico, è stata il laboratorio e l'avanguardia della progettualità alternativa al centrosinistra. L'agenda “calda” della politica italiana degli ultimi anni è passata dalla città scaligera.

I Popolari Liberali, proprio per la loro struttura insieme nazionale e regionalizzata sono, senza dubbio, un sensore privilegiato distribuito capillarmente sull'intera penisola. E' per questo che la portata del Convegno, anche quest'anno, può avere due letture: una proiettata sui grandi temi e gli equilibri nazionali del centrodestra, l'altra (forse la più effervescente), incentrata sulle esperienze quotidiane (di governo e di opposizione) di tantissimi dirigenti ed amministratori di tutte le regioni.

A cominciare dalla foltissima pattuglia dei toscani, presenti in forze al Convegno annuale.

Sovrapporre con discernimento queste due letture è momento assai interessante per capire, fino in fondo, le prospettive del centrodestra, che non può fare i conti solo con i massimi sistemi romani.

Dalla base dei Popolari Liberali è emersa una posizione che potremmo definire di “responsabilità”, sebbene condizionata da non infondati dubbi. L'aspetto che riguarda il “disegno politico” è stato largamente condiviso: rimanere ben saldi entro l'ambito bi-polare (valorizzando le diversità entro un quadro unitario di alleanze); considerare anche questo passaggio, pur importante, una tappa intermedia verso la costruzione, anche in Italia, del PPE; legare questa fase “costituente” a precisi contenuti di valore (dimostrando giusta intransigenza nella difesa di quelli non negoziabili), ad un programma che apra una stagione di coraggiose riforme (ad es. fine del bicameralismo perfetto; dimezzamento dei parlamentari; riforma elettorale e reintroduzione delle preferenze;profondo riassetto della giustizia;più avanzate e liberali leggi sul lavoro e sui lavori;revisione della spesa pubblica secondo un'ottica di priorità politica e non meramente tecnica; visione riformatrice orientata a creare sempre nuovi spazi di sviluppo entro un'economia sociale di mercato. . .) .

Le motivate riserve, provenienti da tutti i territori, hanno riguardato il metodo di costruzione del partito. Per maggior precisione, visto che la magna pars di dirigenti ed eletti è di provenienza PDL, la preoccupazione più diffusa è stata quella di voltare totalmente pagina rispetto ai mezzi usati nella gestione (. . . qui gli aggettivi si sono sprecati) del partito di Berlusconi e dei “berluschini” sparsi sui vari territori regionali.

Da più parti c'è stato il richiamo alla “certezza del percorso” organizzativo che si andrà a costruire.

Dopo una fase fisiologicamente “liquida”, a cui ha fatto riferimento il Ministro Qugliariello nel suo intervento, convinzione diffusa è stata quella di far riferimento ad una precisa agenda: statuto definito in tempi brevi;ancoraggio del partito al territorio; rispetto della militanza politica, della professionalità e del merito; scelta democratica sia dei “quadri” che delle candidature; estrema attenzione ai fenomeni “trasformistici”. . .

I Popolari Liberali hanno “consegnato” un pieno mandato al Sen. Giovanardi (che ha detto chiaramente di non essere interessato ad incarichi di Governo, ma, insieme agli amici, ad avere un forte e ben riconoscibile ruolo nel partito) affinchè l'esperienza del movimento, fatta di centinaia di dirigenti ed eletti, sia patrimonio politico ed organizzativo del costituendo partito in tutte le regioni d'Italia fin dall'inizio. Da più parti, tale raccomandazione al rispetto della “pari dignità “ è stata formulata come condizione previa per l'ingresso nel Nuovo Centrodestra.

Il dibattito su temi nazionali ed europei è stato di grande interesse ed attualità. Da segnalare, in particolare, il dibattito sui “valori antropologici” che fondano la cultura di un partito che si ispira ai migliori principi umanistici e cristiani (con interventi, fra gli altri, dell'On. Roccella), la tavola rotonda sul back-ground ed i retroscena della politica nazionale in questo ultimo e travagliato periodo (che ha visto l'On. Cicchito sviluppare un'intrigante riscostruzione del ventennio berlusconiano e l'inelluttabilità della “separazione” ed il Sen. Roberto Formigoni affrontare i nodi ed i bivi che il Nuovo Centrodestra dovrà affrontare per essere la linfa vitale di una coalizione vincente), l'intervento a quattro mani del Presidente del gruppo alla Camera, On. Costa e di quello del Senato, Sacconi, esempio di come nel nuovo soggetto politico possano virtuosamente convivere la cultura liberale e quella socialista. Il primo ha sviluppato un interessante flash-back con cui ha evidenziato la crescente ed esponenziale carenza di spazi liberali e di libertà operativa nelPDL;il secondo ha con forza marcato la necessità, per la coalizione, di avere una marcata “vocazione maggioritaria”, in cui, sebbene dialetticamente, fare emergere valori non relativistici, frutto dell'incontro tra miglior tradizione laica e di ispirazione cristiana.

Il convegno è stato concluso, Domenica mattina, dagli interventi del Sen. Giovanardi e del Ministro Quagliariello.

Carlo Giovanardi, leader dei Popolari Liberali, ha ricostruito la storia del movimento in questi anni cruciali, sottolineando la coerenza e linearità nei comportamenti politici. Attraverso alcune citazioni, ricordate con ironia, a cominciare da quella con cui il Presidente Berlusconi lo definì “uno dei suoi delfini”, Carlo Giovanardi ha fatto notare come molte speranze originarie riposte nel PDL (ci cui i Popolari Liberali sono stati co-fondatori) si siano prima affievolite e poi siano finite del tutto. Nonostante ciò, le motivazioni di fondo, la carica ideale e progettuale è rimasta la stessa ed ora, in modo esigentissimo, le speranze sono riposte nel Nuovo Centrodestra, entro cui i Popolari Liberali chiedono di svolgere un ruolo da protagonisti, nel rispetto della loro tradizione e degli apporti personali.

Il Ministro Quagliariello, partendo dalla simpatica citazione dell'album delle figurine Panini, ha rivendicato la partecipazione a tutti e sette i convegni dei Popolari Liberali, quindi il titolo di “più presente”ad appuntamenti che hanno “accompagnato” la politica italiana in anni cruciali e continuano a farlo. Con un altro causticissimo aneddoto ha voluto rappresentare lo stato d'animo vissuto da molti dirigenti PDL negli ultimi mesi. “Talvolta - racconta il Ministro -uscito dai “tavoli del PDL”, partecipavo a dibattiti nelle Feste dell'Unità. La cosa sorprendente è che quando tornavo a casa mi sentivo “diverso”, quasi più rilassato. Così cominciai a dire a mia moglie: perchè non fissi una visita dallo psicologo...?“.

Partendo da questo “diverissement”, il Sen. Quagliariello ha disegnato la necessità e l'urgenza di fare del Nuovo Centrodestra il volano delle riforme, specialmente quelle dell'assetto istituzionale, a cominciare dal pro-memoria predisposto dal gruppo dei “saggi” impegnati in tale ambito.

“Sarebbe sufficiente – ha concluso il Ministro - attuare cinque di questi punti per giustificare l'incisività della nostra azione nel Governo”.

La Redazione de “IL GIGLIO BIANCO”