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IL GIGLIO BIANCO

Giornale Settimanale del PTE

Anno II, n.21 – I Settimana di Aprile 2013

IL CENTRO-DESTRA E LA “TRAPPOLA” DEI FINTI AMICI

Matteo Renzi contro il suo Segretario Bersani. Il PDL sta con il Sindaco di Firenze. La politica italiana snocciola anche paradossi come questo. E' il segno di un tatticismo esasperato che ha quasi azzerato la forza propulsiva della progettualità politica, l'unica bussola certa, il vero antidoto alla bassa cucina della pseudo-politica.

Chi, per struttura genetica, convinzioni valoriali e storia personale è sempre stato alternativa alla sinistra italiana ed europea, dovrebbe essere contento del consumarsi di quella che si sta configurando come “lo strappo degli strappi” tra il rottamatore ed il suo partito; dovrebbe prepararsi per i festeggiamenti dinanzi ad una sempre più probabile scissione nei DS, che, in pratica, significherebbe il realizzarsi della definitiva nemesi storica nei riguardi della premiata ditta PCI e dei suoi eredi testamentari.

Eppure qualcosa non torna. Se mettiamo da parte l'emozione del momento, l'istinto partigiano e fazioso, vengono dubbi sempre più iperbolici.

Perchè una porzione significativa, anzi essenziale del Paese ovvero il centro-destra, dovrebbe aspettare la luce e la nuova aurora da un personaggio come Matteo Renzi? Passi per una scelta meramente tattica, volta a spaccare il campo avverso. Ma, se ci avventurassimo nell'ambito più periglioso delle opzioni politiche (contenuto, metodo e progetto), una “resa incondizionata” all'onda lunga del rottamatore significherebbe la morte cerebrale e fisica sia del PDL che dell'attuale centro-destra.

E' vero che in politica niente è insostituibile e, come effetto, potrebbero scaturire nuovi, più moderni ed avanzati schieramenti. Sicuramente, se la discriminante fra nuovo e vecchio fosse proprio il “renzismo”, nutriamo la quasi certezza (almeno questa è la nostra opinione) che si sommerebbero esponenzialmente i vizi della vecchia politica ed i difetti di quella sedicente nuova.

Non ci permettiamo di parlare dell'altra metà della luna,ovvero del centro-sinistra; ci preme invece entrare (e non abbiamo paura a farlo a piedi uniti) nel perimetro del centro-destra. Tra i vari scenari potenziali, nessuno impedirebbe il disfacimento del centro-destra. Ipotesi 1: Matteo Renzi organizza un'autonoma forza politica, legata a paradigmi democratici non-socialisti, dichiarandosi comunque ancora nell'alveo del centro-sinistra. Se il centro-destra lo appoggia, solo per sconfigerre la vetero-sinistra, è ufficialmente morto, facendo da levatrice ad un disegno partito da lontano a cui si presta solo come utile idiota. Ipotesi 2: Matteo Renzi organizza un'autonoma forza politica non ricompresa negli attuali schemi politici (quasi un grillismo più organico, ben sostenuto dai “salotti buoni”), cercando consensi a destra ed a manca in nome del giovanilismo e dell'anti-politica soft. Il PDL è comunque entro un cul de sac: se lo appoggia con un'alleanza organica diventa forza accessoria e, con il tempo, insignificante; se lo contrasta solo formalmente, in pratica lasciandogli campo libero, provoca il combinarsi disposto di due effetti negativi: perde gran parte del proprio elettoralo (che traghetta direttamente verso Renzi) e, contemporaneamente, entra in una riserva indiana, vivendo una stagione di sovranità limitata.

Solo l'ipotesi 3 è figlia di lungimiranza e dirittura culturale, morale e politica: Matteo Renzi, di cui il centro-destra può comunque essere oggettivo osservatore (non tifoso), si organizza come meglio crede, visto che il suo perimetro dichiarato non coincide, nè coinciderà mai con quello del centro-destra. Intanto il centro-destra si rifonda coraggiosamente, partendo da pilastri ineliminabili: democrazia interna funzionante a tutti i livelli (dal più piccolo dei Comuni a Roma ); progetto politico chiaro e nitido, che, senza sbandamenti, porti a sintesi la cultura cristianamente ispirata (anche a livello sociale ed economico ) e quella del miglior umanesimo laico, senza dimeticare la lezione sturziana della valorizzazione delle autonomie; strategia trasparente ed assolutamente non trasformistica, che, in pratica, significa respirare la sana aria europea, quella di un bi-polarismo maturo, lealmente e realmente alternativo, tra forze riconducibili alle due famiglie più grandi: popolare e socialista.

Ogni tentennamento, sbandamento, basso tatticismo o, peggio ancora, interessato personalismo o immotivato leaderismo incrinerebbe irrimediabilmente questa nobile prospettiva. E sarebbe cosa di lor signori, non più “cosa ed interesse comune”, quindi nostra!

FRANCO BANCHI