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IL GIGLIO BIANCO

Giornale Settimanale del PTE

Anno II, n.15 – I Settimana di Gennaio 2013

ELEZIONI 2013: FINE E/O RIFONDAZIONE DEL CATTOLICESIMO POLITICO ITALIANO?

Fra i tanti aspetti deteriori e, per certi versi, inquietanti dell'attualità politica italiana, ce ne sono alcuni estremamente interessanti, soprattutto se visti in prospettiva, oserei dire “profetica”.

In questi ultimissimi giorni, la nostra redazione ha ricevuto numerose riflessioni e contributi scritti. Senza far torto a nessuno, vorremmo partire e poi seguire alcuni passaggi redatti dal Prof. Andrea Poli, uno dei fondatori ed ispiratori dei Popolari Toscani Europei.

“Dopo il voto, qualunque sarà il risultato – sostiene Poli - il problema centrale del nostro Paese ci verrà consegnato intatto, ossia una rifondazione del sistema politico secondo la lettera e lo spirito della Costituzione, a partire dal basso, e per quanto ci riguarda nel solco della migliore tradizione cristiano democratica”.

Impossibile non condividere questo lucido passaggio, nella profonda persuasione che i giochi, quelli veri, della politica nazionale e, perchè no, continentale, non siano ancora al vero traguardo.

Per questo, mantenendo, anche se con difficoltà, la prevalenza dell'elemento razionale su quello emotivo, è doveroso, quasi imperativo, stabilire alcuni punti fermi, prima di giudizio e, a seguire, a livello strategico.

Un primo punto fermo: siamo ormai alle soglie della fine del cattolicesimo politico italiano, come sostiene sempre con puntualità Andrea Poli. Sono tanti, troppi i segni di questa inescusabile dispersione di un patrimonio che, con pazienza, sacrificio e lungimiranza, ha accompagnato la presenza dei cattolici in politica dall'ultimo Ottocento alla Democrazia Cristiana del secondo dopo-guerra. Al riguardo appare come paradossale che parte della gerarchia (non si è capito ancora bene in che proporzione) abbia trovato nel Prof. Mario Monti il novello Alcide De Gasperi. Ci sembra superfluo spiegare agli attenti lettori le differenze tra i due. Ci appare invece importante rilevare come lo statista trentino abbia rappresentanto il massimo dell'unità politica dei cattolici italiani, nell' assoluta laicità, mentre il bocconiano Monti sembra configurarsi come il notaio che certifica la ricercata e voluta fine di tale unità. Ciò che non riuscì a fare il Risorgimento massonico ed anticlericale, sembra oggi alla portata dei nuovi maieuti della politica nazionale. Di anomalia in anomalia, almeno apparente, di coincidenza in coincidenza, forse casuale, è da notare, come rileva sempre il Prof. Poli, che “Monti, guardacaso, è appoggiato sia dal giornale dei vescovi sia dal giornale per antonomasia di proprietà delle banche (il Corriere della sera)”.

Come segno di estrema vitalità e pluralismo interno alla Chiesa italiana non mancano esternazioni, a nostre parere equilibrate e piene di saggezza, in aperto dissenso. In un'intervista ripresa dall'AGI, in data 29 Gennaio, Mons. Luigi Negri, neo-vescovo di Ferrara, così commenta l'endorsement verso Monti” Ci sarebbe voluto più discrezione da parte delle autorità ecclesiastiche, vaticane e non, nel fare interventi che possono essere letti come sostegno aperto per qualcuno”.

Dove conduca questa strategia è cosa difficile da decriptare, di sicuro, ci sbilanciamo come “storici”, è un ritorno al passato, che ricorda quando la gerarchia, tenendo in stato di sudditanza i cristiani impegnati in politica, pretendeva di fare da “grande suggeritrice”. E' questo un motivo in più, da storici e da politici che si sforzano di muoversi nel solco dell'ispirazione cristiana, per invitare a studiare sempre meglio e con maggior entusiasmo Don Luigi Sturzo ed Alcide De Gasperi. Uomini di grandi principi, di convinta obbedienza alla Chiesa, ma laici dalla schiena sempre ed assolutamente diritta!

Secondo punto fermo: le vicende di questi ultimi mesi hanno portato alla luce anche le incertezze, per non dire i buchi neri dell'attuale popolarismo europeo. A nostro parere anche i vertici continentali del PPE, come sostiene ancora l'amico Poli, sono stati e sono ancora prigionieri di un'illusione ottica: “...che un Paese possa riformarsi non con il contributo più vasto degli Italiani ma grazie a un leader il quale non ha nessun legame con la volontà popolare e risponde sostanzialmente a poteri oligarchici interni o esterni: la burocrazia europea - compresa quella del PPE che ieri acclamava quello stesso Berslusconi che oggi accusa di populismo -, i “mercati”, i palazzi romani”.

Ci sembra che il PPE sconti non poco lo “schiacciamento” sui suoi leader di governo, su tutti la cancelliera Merkel, e, soprattutto, abbia smarrito la lezione dei padri fondatori dell'Europa (guarda caso tutti democratico cristiani), che avevano ben chiara la gerarchia ed i rapporti ideali causa-effetto tra valori dell'uomo, mercato ed economia. Sicuramente tra gli edifici da rifondare, qualunque sia l'andamento delle elezioni italiane e tedesche, c'è quello in cui attualmente risiede la famiglia del popolarismo continentale, poco riconoscibile, sbiadita, nè calda nè fredda, strategicamente infiacchita.

Infine, alcuni appunti sulla determinazione strategica: visto che la prossima campagna elettorale vedrà la celebrazione dell'insperata vittoria di chi voleva seppellire il bipolarismo italiano, il nostro intento immediato è quello di portare alla coscienza degli elettori questo non insignificante particolare. Come traduzione immediata, potrà verificarsi il caso, assai probabile, che il polo progressista, vincitore della battaglia ma non della guerra, sia costretto ad allearsi con la “creatura” di Monti. In pratica, porcellum o non porcellum, si tornerà alla vecchia prassi di decidere ciò che conta (cioè tutto) DOPO IL VOTO E NON ATTRAVERSO IL VOTO.

In tale contesto, le colpe di quello che era il “centro-destra” sono chiare ed inescusabili. La prima e più importante è quella di non aver creduto nella formazione di un vero partito unico, plurale, democratico, forte per la partecipazione dal basso e non per le cooptazioni dall'alto.

Comunque vada il voto, entro l'area di coloro che si schiereranno all'opposizione dello strano incontro tra sinistra e centro “civico” di Monti dovrà ri-nascere, da zero, non la solita somma di nani e nanetti, ma il profilo di un gigante. Ci vorrà forse più tempo, ma la via non potrà essere quella del mero rasemblement o del periodico e raffazzonato “cartello elettorale”. Ci vorrà un partito vero, costituzionale nei meccanismi, aperto, libero, meritocratico, permeato da slancio ideale e culturale, non anarchico o agnostico a livello etico, ancorato ad un umanesimo personalista e comunitario, profondamente cristiano nell'ispirazione ma laico nella traduzione, moderno nel superamento del conflitto di identità tra nazioni ed Europa, operoso nel portare avanti giorno dopo giorno l'economia sociale di mercato. Soprattutto profetico e non inchiodato alle catene della monocorde e disperata gestione del potere per il potere.

FRANCO BANCHI