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IL GIGLIO BIANCO

Giornale Settimanale del PTE

Anno I, n.11 – V Settimana di Novembre 2012

STORIE DI CALCIO E POLITICA: E SE IL PD NON FOSSE IL BARCELLONA?

Sempre più la politica italiana, sia per mancanza di appropriato back-ground culturale che per carenza di fantasia, mutua le proprie metafore dal mondo del calcio, le uniche atte e adatte ad “accorciare” l'abisso che separa partiti e cittadini.

Chi ne fa un uso esagerato è lo stesso Matteo Renzi, convinto, così, di diventare il classico “italiano medio”. Bene, anche noi, “renziani” per un attimo, vorremmo adeguarci a questa riduzione terminologica. Sarà per noi un divertimento serio.

Diciamo con chiarezza di essere esageratamente stufi, come uomini che stanno dall'altra parte del campo da calcio della politica italiana, di vedere il centro-sinistra in perenne atteggiamento di attacco. E non perchè questa area sia il Barcellona della politica. Il nostro fondato sospetto è che, almeno in questa fase, valga il presupposto della sudditanza psicologica verso il PD ed il centro-sinistra tutto. È la fragilità della controparte, abbinata ad un'assoluta mancanza di identità e personalità, che esalta l'assedio di Bersani e C.

Infatti, se ragionassimo a mente fredda, potremmo, per esempio, operare una considerazione meramente numerica, ma non ininfluente: solo il 6% degli elettori italiani ha partecipato alle primarie del centro-sinistra. Per sottrazione, il 94% dei nostri concittadini, rimanendo a casa, non ha trovato in questo esercizio democratico, tutto interno ad una precisa parte politica, un'offerta soddisfacente a cui aderire. Perfino nel paese natale di Matteo Renzi, che è anche il mio, Rignano Sull'Arno in Provincia di Firenze, hanno votato alle primarie poco più di 2000 cittadini su quasi 7000 iscritti alle liste elettorali. Chi conosce, come me, le “sacre” cose del nostro piccolo comune non si lascia abbagliare da questo dato (eclatante per altre realtà italiane). Anzi, rimane sorpreso del fatto che, a fronte del 64% del compaesano Renzi, Bersani abbia raggiunto il 26%. Tradotto e quantificato: solo 1300 rignanesi su quasi 7000 hanno votato il loro “cittadino illustre” Matteo. Ad urne chiuse, non tutti i miei concittadini si sono mostrati “matti per Matteo”.

E per tornare alle immagini calcistiche di riferimento, non ci sembra impossibile, anche se difficile, resistere, in modo coraggioso e come squadra, ad un attacco che non potrà essere illimitato.

Le energie fisiche e l'intelligenza calcistica del centro-sinistra, in particolare quelle del PD, non appaiono titaniche. Prima o poi l'onda d'urto, gonfiata ad arte dalla gran parte delle lobbies internazionali ed italiane, in particolare dai mass media, si affievolirà. I sondaggi del PD, che lo vedono oggi volare, prima o poi rallenteranno.

E comunque, come richiede la logica del bel calcio, alla nostra squadra con i colori sociali del centro-destra spetta riorganizzare una propria filosofia di gioco, con nuovi schemi e, soprattutto, una diversa mentalità. Lo spazio politico, se traslato in un campo di calcio, non manca, anzi abbondano le aree libere per incursioni lanciate verso la porta avversaria. Non dimentichiamoci che il vero goal da segnare sono le imminenti elezioni politiche, cioè le “secondarie”, non le primarie.

Per allora, anche se c'è poco tempo, la squadra del centro-destra può, anzi deve, avere un “suo” gioco e, di conseguenza, non essere costretta a difendersi soltanto.

Il nuovo gioco potrebbe non portare subito alla vittoria, ma, sicuramente, si configurerebbe come un “investimento” per il futuro. La cosa peggiore sarebbe perdere giocando male.

Intanto, non nuocerebbe, come segnale emblematico, cominciare a far sistemare in panchina qualche calciatore demotivato, qualche “prima donna” super-pagata a cui consigliare con piglio deciso di appendere finalmente le scarpe al chiodo. Senza dimenticare, poi, l'importanza decisiva di un buon allenatore, a cui dare carta bianca per costruire il gioco del futuro. Infine, pensare bene al Presidente della squadra, in cui la passione e l'amore per i colri sociali devono prevalere sempre sull'interesse ed il puro potere.

FRANCO BANCHI